Nel 2016 l'allora ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina si prefisse l'obiettivo di raggiungere, entro cinque anni, il 10% della Saunazionale gestita con l'agricoltura 4.0. Nel 2021 l'obiettivo sembra essere sfumato, ma i numeri fanno ben sperare per il prossimo futuro. Secondo la Ricerca 2020 dell'Osservatorio Smart AgriFood, di cui Image Line è partner, la percentuale di Sau gestita in un'ottica 4.0 si aggirerebbe tra il 3 e il 4%.
Una tendenza confermata dalla Ricerca 2020 riguarda la relazione tra Sau aziendale e adozione delle tecnologie 4.0, intese come unione tra precision farming (guida parallela, sensori, etc.) e smart farming (software gestionali, Dss, etc.). Se infatti oltre i 500 ettari il 100% delle aziende utilizza tecnologie innovative, quando si scende sotto i 10 ettari la percentuale si abbassa al 45%. È pur vero che la crescita percentuale più marcata rispetto alla rilevazione 2018 è nel cluster delle aziende con meno di 10 ettari, segno che dopo gli early adopter ora anche i più reticenti si stanno affacciando a questo mondo. E i primi segnali indicano che anche nel 2021 la propensione ad investire in innovazione è alta. Cresce la Sau, ma cresce anche il mercato. Come spiegato da Andrea Bacchetti, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood (School of management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & innovation for smart enterprises dell'Università degli studi di Brescia), il comparto ha raggiunto i 540 milioni di euro di valore nel 2020, crescendo del 20% rispetto al 2019 e di oltre il 500% rispetto al 2017.
A guidare l'innovazione lato offerta sono soprattutto gli attori tradizionali (80%), tra i quali i produttori di macchine agricole e attrezzature fanno la parte da leone, con il 73% dell'offerta. E infatti tra le tecnologie maggiormente utilizzate in campo troviamo proprio quelle di precision farming, legate soprattutto alla meccanica e alle operazioni di campo. Mentre i software gestionali si fermano ad un 13%.
Tracciabilità, ma che sia di filiera
La tracciabilità è uno dei mantra della rivoluzione che sta cambiando il mondo agrifood. Avanzano le tecnologie per la raccolta, la valorizzazione e la condivisione dei dati lungo la filiera, come le soluzioni mobile (presenti nel 25% delle soluzioni), che sono anche quelle maggiormente in crescita (+65%), seguite da blockchain(+59%), data analytics (+57%) e IoT (+47%).
La tracciabilità è intesa prima di tutto come strumento per adempiere agli obblighi di legge, ma anche come leva di marketing e infine come elemento per ottimizzare la gestione delle risorse lungo la filiera.Tracciabilità fa rima con blockchain. Come spiegato da Chiara Corbo, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood (Politecnico di Milano), il consumatore vuole conoscere la storia dei cibi e così le aziende si attrezzano. E infatti le imprese sperimentano la blockchain prima di tutto per ragioni commerciali e di marketing (nel 61% dei casi), per migliorare l'efficienza della supply chain (45%) e per una maggiore sostenibilità ambientale e sociale (24%).
Positivo il fatto che l'agrifood sia il terzo settore per numero di progetti di blockchain a livello internazionale, pari al 7% delle 1.242 iniziative mappate. Il 31% sono progetti pilota, mentre appena l'8% sono iniziative realmente operative, contro il 61% di meri annunci.
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